Inter. La recente decisione del Consiglio Comunale di Milano, di approvare la vendita dello stadio Giuseppe Meazza e delle aree circostanti a Inter e Milan, per la realizzazione di un nuovo impianto, ha scatenato un’ondata di malcontento e dibattito in città. Ben oltre la semplice dialettica sportiva. Nonostante il via libera, ottenuto a fatica con un voto risicato, grazie anche all’aiuto di Forza Italia, giunto come stampella di salvataggio per la maggioranza, il progetto è percepito (da molti) come una “mutilazione” dell’identità urbana. E una discutibile operazione immobiliare e speculativa.
Il cuore del malcontento si concentra su più fronti. Il primo è l’attaccamento a San Siro. Considerato da molti non un semplice stadio obsoleto. Ma un monumento iconico, un “teatro della storia” e un simbolo della memoria collettiva. L’idea di demolire il Meazza per far spazio a un nuovo complesso viene vista come un “orrore culturale” e una cancellazione di quasi un secolo di storia.
A questo si aggiungono le preoccupazioni dei residenti della zona, che temono una massiccia “cementificazione” e un aumento del traffico e dei disagi. Le proteste si concentrano in particolare contro la previsione di nuove aree commerciali e strutture che, secondo i comitati di quartiere, porterebbero cantieri ingombranti e un’eccessiva densità edilizia, a discapito del verde e della qualità della vita.
Inter, le critiche alla natura del progetto
Non mancano le critiche sulla natura del progetto stesso. Molti cittadini e commentatori vedono la costruzione del nuovo stadio come una “scusa per fare una grande operazione immobiliare”, orientata principalmente al business privato a discapito dell’interesse pubblico. Viene sollevato il timore che il nuovo impianto si focalizzi su tribune VIP e servizi di lusso, allontanandosi dall’anima popolare del calcio e alimentando una “gentrificazione sportiva” con biglietti a prezzi inaccessibili.
Infine, le polemiche hanno toccato anche il piano amministrativo. La decisione di votare il progetto “al buio”, senza rendering o dettagli definitivi del nuovo stadio, ha fatto storcere il naso a parte della politica e della gente di Milano, generando il sospetto di una gestione affrettata e poco trasparente, culminata in ricorsi al TAR. Il dibattito sul futuro di San Siro è destinato a rimanere acceso, in quanto riflette una spaccatura tra chi vede il progresso nella modernizzazione a tutti i costi e chi difende il valore storico, culturale e sociale dell’esistente.
Chi vincerà questa sfida: il capitale, il profitto o l’amore del popolo per il calcio?



