Inter. Nel vasto e variegato mondo del calcio, ci sono giocatori che vengono ricordati per i loro successi. Altri per il loro stile di gioco e alcuni per la loro storia unica. Nwankwo Kanu rientra in quest’ultima categoria: un attaccante dal talento indiscutibile, la cui carriera è stata definita tanto dalle sue gesta in campo quanto dalla sua straordinaria resilienza fuori.
Nato in Nigeria, “Papilo” ha iniziato la sua ascesa con il club Iwuanyanwu Nationale prima di sbarcare in Europa all’Ajax. Con la squadra olandese, Kanu si è distinto per la sua tecnica raffinata e la sua statura imponente. Nonostante l’altezza e il fisico snello, il nigeriano possedeva un tocco di palla morbido. E una visione di gioco che gli permettevano di agire sia come centravanti che come trequartista. Era una figura quasi eterea in campo. Capace di movimenti lenti e calcolati che nascondevano un’astuzia e una consapevolezza spaziale fuori dal comune.
Kanu campione olimpico
Il suo apice con la nazionale nigeriana arrivò alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, dove guidò le “Super Eagles” alla vittoria della medaglia d’oro, segnando un gol decisivo in semifinale contro il Brasile. Questo successo gli valse il trasferimento all’Inter, ma fu proprio in Italia che la sua vita prese una svolta drammatica. Durante le visite mediche, gli fu diagnosticato un grave difetto cardiaco che richiese un intervento chirurgico a cuore aperto. Molti pensavano che la sua carriera fosse finita. Venne confortante soprattutto dalla famiglia Moratti e non solo.
Ma Kanu, con la resilienza di un gigante, dimostrò una forza d’animo incredibile. Dopo l’operazione, infatti, intraprese un lungo e difficile percorso di recupero. Tornò a giocare e dimostrò a tutti che la sua passione per il calcio non gli era stata portata via. Questo non fu un semplice ritorno, ma una vera e propria rinascita.
I successi con l’Arsenal
Il capitolo successivo e più iconico della sua carriera, lo ha visto protagonista all’Arsenal, dove, sotto la guida di Arsène Wenger, ha dato il meglio di sé. Sebbene spesso partisse dalla panchina, il gigante nigeriano era il “jolly” che poteva cambiare una partita con una singola giocata, come accadde nel celebre match contro il Chelsea nel 1999, dove segnò una tripletta in 15 minuti.
Dopo l’Arsenal, ha continuato a giocare per squadre come il West Bromwich Albion e il Portsmouth, con cui ha vinto la FA Cup nel 2008. Oggi, Kanu rappresenta un simbolo di speranza e di determinazione, la sua fondazione, la Kanu Heart Foundation, aiuta i bambini africani che soffrono di malattie cardiache. Il suo lascito va oltre i trofei e i gol: è un inno alla resilienza, un promemoria che le sfide più grandi possono rivelare la nostra vera forza interiore.