Inter, tra le pagine meno note e più esilaranti della storia si cela un aneddoto riguardante il leggendario capitano Javier Zanetti e il compagno di squadra Iván Córdoba, avvenuto alla vigilia della finale di Champions League del 2010 a Madrid, la partita che avrebbe consacrato il Triplete.
Fede e superstizione
L’Inter era in ritiro pre-partita in Spagna, con la tensione che si tagliava a fette. In quei momenti, per molti sudamericani, la fede e la superstizione si mescolano in riti personali irrinunciabili. Zanetti e Córdoba, entrambi profondamente credenti e molto legati alle tradizioni cattoliche, decisero di invocare l’aiuto della loro santa protettrice.
Come raccontato anni dopo dallo stesso capitano in un podcast, i due difensori avevano con sé un “cero”, una candela votiva, che decisero di accendere nella loro stanza d’albergo per pregare Santa Rita da Cascia, la santa delle cause impossibili.
Il sonno e l’allarme mancato
Il problema non fu tanto il rito in sé, quanto la stanchezza accumulata. Dopo una lunga giornata di preparazione e la preghiera fervente, i due si addormentarono profondamente nella stanza, dimenticando il cero acceso.
Risultato: la candela continuò a bruciare indisturbata. Fortunatamente, l’incidente non degenerò in tragedia, ma al risveglio, i due campioni trovarono la stanza pervasa da un forte odore di bruciato e il cero che aveva consumato quasi tutta la cera, rischiando di appiccare il fuoco all’arredamento dell’hotel.
Zanetti e Cordoba in trionfo
Aneddoto, che ha rischiato di trasformare un ritiro pre-finale in un dramma comico, è un piccolo, significativo tassello che aggiunge calore e ironia alla già ricchissima storia del Triplete nerazzurro.



