Inter, Ivan “Bam-Bam” Zamorano non è stato un attaccante qualunque. È stato un simbolo di grinta, sacrificio e passione, un guerriero instancabile che ha saputo conquistare il cuore dei tifosi con la sua straordinaria determinazione. Arrivato all’Inter nel 1996 dopo aver brillato al Real Madrid, dove aveva vinto la Liga e il titolo di Pichichi, il centravanti cileno si è subito imposto come una figura centrale nell’attacco nerazzurro.
Il suo stile di gioco era inconfondibile: un mix di potenza fisica, incredibile abilità nel gioco aereo e un’etica del lavoro che lo rendeva un incubo per le difese avversarie. Non era un virtuoso del pallone come il suo compagno d’attacco Ronaldo, ma un finalizzatore letale, capace di trasformare in oro ogni pallone che gli arrivava in area. La sua generosità in campo lo rendeva un idolo per i tifosi, che lo acclamavano per ogni scatto, ogni duello vinto, ogni palla contesa con la massima aggressività.
Zamorano e l’Inter
La sua storia è indissolubilmente legata a quella dell’Inter di fine anni ’90, un’era ricca di campioni e di grandi aspettative. Ma se c’è un aneddoto che definisce il cileno, è sicuramente quello legato al suo numero di maglia. Infatti, dopo l’arrivo di Roberto Baggio nel 1998, per un breve periodo la maglia numero 10 passò a lui, e il cileno, in un gesto di umiltà e rispetto per il compagno più forte, cedette la sua amata numero 9 a Ronaldo il fenomeno. Ma Bam-Bam non si arrese: chiese e ottenne dalla federazione la possibilità di indossare la maglia numero 18, con un piccolo ma geniale accorgimento: un segno “+” tra le due cifre. Così nacque la leggendaria maglia “1+8“, che divenne uno dei simboli più iconici della storia del calcio e che, per sua stessa ammissione, fu una delle maglie più vendute di sempre.
Arrivederci Inter e non addio
Ivan Zamorano ha lasciato l’Inter nel 2001, dopo aver conquistato una Coppa UEFA e dopo aver regalato emozioni indimenticabili. La sua carriera è proseguita in Messico e poi in patria, dove ha concluso il suo percorso da calciatore, ma il suo ricordo rimane scolpito nei cuori dei tifosi nerazzurri, ed è proprio per questo, che non dirà mai addio al popolo nerazzurro. Un attaccante di un’altra epoca, un guerriero che ha onorato ogni maglia da lui indossata, il quale ha saputo reinventarsi costantemente, trasformando una rinuncia in un segno di identità e rivalsa sul campo.