Matthäus si racconta
Il ricco panorama calcistico del Festival dello Sport si è arricchito grazie alla presenza di Lothar Matthäus, una leggenda capace di vincere Europei, Mondiali e Pallone d’Oro solo per citare i traguardi più prestigiosi. Uno dei centrocampisti più forti di tutti i tempi nonchè un autentica icona del calcio tedesco. Le parole dell’ex leggenda di Bayern e Inter sono state riportate dal Corriere della Sera.
Il retroscena col Milan
All’Auditorium Santa Chiara il tedesco è arrivato per raccontare «L’Inter dei record» capace di vincere lo scudetto con 58 punti nel 1989. A partire dall’inizio di una storia che avrebbe potuto non essere nerazzurra: «Ero al Bayern e nel 1986 mi cercò il Milan ma non mi sentivo pronto per la Serie A. Due anni più tardi però Trapattoni mi ha fatto capire quanto ci tenesse ad avermi all’Inter e ho accettato. Mi ha detto che aveva bisogno proprio di me per vincere e mi ha dato la 10. Un segreto di quell’Inter? Le birre che tenevamo nella vasca in ritiro per berle con i compagni».
«Brehme mi manca tanto»
Insieme a lui infatti c’era un altro tedesco che è stato ricordato con affetto: «Brehme mi manca tanto, insieme abbiamo vissuto momenti speciali e fatto tanta strada fino a diventare campioni del mondo. Non era solo un collega o un amico, era come un fratello». Ecco poi il racconto del rapporto di Matthäus con Trapattoni. «Mi ha insegnato davvero tanto, a partire dalla voglia di perfezionare l’uso del piede sinistro che prima non usavo mai. Pretendeva tanto dai suoi giocatori ma dava altrettanto, ci difendeva da tutto e tutti: era una figura paterna che si preoccupava di spianarci la strada con i suoi consigli. Buona parte del mio Pallone d’Oro è merito suo». Fra tanti, quello resta un premio speciale: «Un riconoscimento sincero perché assegnato da una giuria internazionale ma anche da condividere con tutti: compagni, società e tifosi». Fra gli applausi del pubblico, Matthäus ha chiuso il cerchio: «Non ho vinto la Champions League ma sono soddisfatto e felice della mia carriera, grato di avere trasformato la mia passione per il calcio nel lavoro di tutta la vita».



