A La Gazzetta dello Sport, Leo Picchi, figlio della leggenda Armando: ricorda suo padre, tra la malattia e il suo periodo nella grande Inter
Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ecco le parole di Leo Picchi, figlio di Armando, difensore storico dell’Inter, scomparso prematuramente all’età di 35 anni per via di un tumore.
Leo racconta i dubbi e i sospetti dello zio. Convinto che la causa di morte dell’ex difensore fosse da attribuire alla frattura del tubercolo sinistro del bacino, non curata come si deve:
In quell’ospedale al tempo non avevano neanche la penicillina. Posso dire che il tumore che l’ha ucciso è stato riconosciuto di origine prostatica. Lo zio non aveva tutti i torti: era laureato in Farmacia
Leo vorrebbe che suo padre venisse in primis ricordato, in quei nerazzurri fu il capitano ma molto spesso viene messo dietro ad altri giocatori. Ma il ricordo, aggiunge, deve essere attribuito soprattutto al suo lato umano. L’ex campione interista faceva beneficenza senza mai dirlo in giro:
Intanto vorrei che fosse ricordato, perché nell’Inter di quegli anni era capitano, ma si pensa sempre prima agli altri. Agiva anche nel sociale, faceva beneficenza senza dirlo in giro. Voglio ricordarlo soprattutto da un punto di vista umano
Leo Picchi: mio padre Armando allenatore della Juventus? Aveva il permesso di Moratti
Inter, Leo Picchi: mio padre Armando? Vorrei fosse ricordato per…
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Da ex nerazzurro, andò poi ad allenare la grande rivale Juventus. A questo Leo risponde con un pò di rancore verso i tifosi interisti. Sottolinea che il padre aveva il permesso del presidente Moratti e ricorda con affetto gli Agnelli: aiutarono molto mio padre. Le parole:
Aveva chiesto il permesso a Moratti. Gli Agnelli sono sempre stati disponibili. Quando è stato chiaro che era alla fine, hanno aiutato i miei zii a portarlo a San Romolo