Inter. Nel calcio moderno, l’immediatezza del VAR e la goal-line technology sono dati per scontati, ma c’è stato un tempo in cui un gol incerto scatenava polemiche senza fine. La nascita del dibattito sportivo basato sulla riproduzione televisiva, popolarmente noto come “moviola”, affonda le sue radici in un celebre e controverso Derby della Madonnina giocato il 27 marzo 1960.
L’episodio cardine di quella sfida tra Inter e Milan è legato a un’azione che vide protagonista il giovane Gianni Rivera. La palla, colpita dall’allora milanista, sbatte con violenza sotto la traversa e ricade, rimbalzando una o due volte nei pressi della linea di porta. L’arbitro D’Agostini, in preda all’incertezza, convalidò la rete.
La decisione in campo scatenò l’immediata e accesa protesta dei giocatori dell’Inter: il pallone aveva superato interamente la linea per il gol, oppure no? In mancanza di strumenti tecnologici, la parola dell’arbitro era legge, ma il clamore suscitato dall’episodio fu tale da spingere la televisione a tentare l’inedito.
Nel dopopartita, le prime, rudimentali riprese televisive dell’azione furono trasmesse. Dando modo a giornalisti, opinionisti e, soprattutto, milioni di telespettatori, di rivedere e analizzare il frame per frame. Era la prima volta che un gesto tecnico, un gol fantasma, veniva messo sotto la lente d’ingrandimento in differita. Segnando l’inizio della “moviola” nel dibattito calcistico italiano. L’analisi visiva, per la cronaca, lasciò l’impressione che la sfera non avesse interamente oltrepassato la linea, ma il risultato del campo rimase.
Inter, la scorrettezza del “limone”
Questo storico derby è spesso affiancato da un altro aneddoto di furbizia risalente a un Derby del 1935, che aggiunge sapore al folclore della stracittadina: il caso del “Limone al Veleno”.
Durante un attacco dell’Inter, il centrocampista milanista Luigi Monti, soprannominato “Limone”, si narra abbia nascosto un limone preso dal massaggiatore dietro la palla ferma per un calcio di punizione o un rinvio. Al momento del tiro avversario, la palla deviò a causa del frutto, interrompendo l’azione nerazzurra. Un gesto di scorrettezza (o astuzia estrema) che l’arbitro non notò, ma che è rimasto impresso nelle leggende del derby.
Il derby del 1960, insomma, non fu solo una partita. Ma l’atto di nascita della discussione post-partita che definisce il calcio moderno, fatto di tante chiacchiere e mille trasmissioni. Spesso inutili e dannose, per lo stesso movimento.



