Gianfelice Facchetti è stato ospite della Curva Nord dell’Inter alla festa che hanno organizzato per celebrare la conquista del ventesimo scudetto della società nerazzurra. Queste le parole del figlio della leggenda interista Giacinto Facchetti.
Dopo le numerose iniziative ufficiali organizzate dalla società per celebrare il ventesimo scudetto dell’Inter, la Curva Nord ha deciso di organizzare una propria festa per celebrare la seconda stella.
Gli ultras nerazzurri, infatti, hanno organizzato una tre giorni di eventi all’Idroscalo di Milano, con una serie di iniziative celebrative per la conquista dello scudetto.
Inter, Gianfelice Faccetti ospite alla festa della Curva Nord. Le sue parole
Inter, Gianfelice Facchetti alla festa della Curva Nord: ricordo la coreografia del derby 2006/07
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E tra i tanti ospiti che hanno intrattenuto i tifosi interisti, c’è stato anche Gianfelice Facchetti, figlio dello storico capitano e presidente Giacinto Facchetti.
Il figlio della storica bandiera dell’Inter ha parlato di tanti argomenti, dal suo rapporto con la Curva Nord a quello che significa per lui la maglia nerazzurra.
Gianfelice Facchetti ha iniziato parlando proprio di cosa significa questa squadra per lui.
Cos’è per te l’Inter e qual’è il tuo rapporto con la Curva Nord?
Sono nato nel 1974. L’Inter è la mia vita. Sono cresciuto con questi colori addosso e sicuramente i ricordi che mi sono stati tramandati e ho percepito della prima stella sono comunque ricordi di una stagione in cui l’Inter è stata grandissima, quella del 1965/66, nella quale abbiamo vinto due volte la coppa dei campioni, la coppa intercontinentale, ma ci siamo anche conquistati l’aggettivo di grande, e chi è grande una volta è destinato a tornarlo, come successo a noi in questa stagione.
Ha poi proseguito ricordando una coreografia della Curva Nord che omaggiava suo padre.
Un ricordo della Curva Nord che porti nel cuore legato a te e alla tua famiglia?
Voglio approfittare di questa situazione per ringraziare dell’invito, e voglio ricordare la coreografia della stagione 2006/07 in un derby, in cui c’era una grandissima maglia nerazzurra con il numero tre. Per questo e per mille altre cose devo dire grazie a queste belle persone, perché quella cosa non me la dimenticherò mai.
Facchetti, in seguito, ha parlato di quali sono le bandiere della storia di questa squadra per lui, escluso ovviamente suo padre Giacinto.
Tu hai scritto un libro, dal titolo “Capitani”. Oltre a tuo papà Giacinto che è una bandiera storica, chi per te è una bandiera dell’Inter oggi?
Siamo stati fortunati perché ne abbiamo avute e ne abbiamo ancora vicino, come ad esempio Javier Zanetti, ma anche tante altre fin dai primi anni della nostra storia.
Poi, gli è stato chiesto un parere sulla decisione del nuovo proprietario Oaktree di nominare Beppe Marotta come presidente dell’Inter.
Marotta presidente?
È stata una scelta sensata, anche perché sono già due anni fa questo. Ho l’impressione che gli altri non ci capiranno niente per un po’
Su una possibile quarta Champions League ha invece detto
L’anno scorso siamo arrivati ad un passo, è stato comunque un anno bellissimo, anche se purtroppo la finale contro il Manchester City è andata male. Anche quest’anno ci è mancato qualcosa ma non mancheremo di riporovarci l’anno prossimo
Gianfelice ha poi ricordato i due anni durante i quali suo papà Giacinto ha ricoperto la carica del presidente della società
Tuo papà è stato presidente dell’Inter per due stagioni. Quante volte lo hai visto in quel periodo?
Pochissimo. Anche perché la presidenza è una cosa grandissima, e per una persona che è cresciuta con questa maglia e ha vissuto tutta la carriera con la stessa maglia addosso, è come pensare alla propria famiglia, come pensare alle cose che contano nella vita. L’Inter era un suo pensiero costante ed è stato il suo ultimo cruccio, ovvero sperare che tornasse in alto come ai suoi tempi
Infine, Gianfelice Facchetti ha espresso la sua opinione su un possibile addio dell’Inter allo storico stadio di San Siro.
Immagini un San Siro senza l’Inter?
Io non riesco ad immaginare un Inter senza San Siro e un San Siro senza Inter



