L’ Inter di Simone Inzaghi vince la Coppa Italia per il secondo anno consecutivo ma quando fatica. E con il Manchester City…
Una metamorfosi completa. L’Inter che mette nuovamente le mani sulla Coppa Italia sembra la lontana parente di quella che arrancava qualche mese fa in campionato, tra miriadi di occasioni sprecate sotto porta e un gioco comunque gradevole ma imbarazzante per sterilità.
Nella finale di Roma l’Inter si è permessa di offrire una prestazione solo sufficiente (addirittura insufficiente in qualche suo elemento importante, come Dzeko e Bastoni), ciò nonostante portandosi a casa il trofeo conteso da una Fiorentina combattiva e, nel finale di partita, vicinissima al pareggio.
Se il calcio fosse pugilato, come vuole l’antico adagio, ai punti la Viola quel pareggio l’avrebbe meritato. E da lì in poi, prevedibilmente, sarebbe potuta nascere tutta un’altra partita.
Ma la buona notizia, cinicamente parlando, è che la squadra nerazzurra ha potuto vincere (grazie a un poderoso Lautaro: anche per lui una totale metamorfosi dal gemello in letargo imbarazzante da gol di questo inverno) tenendo i remi in barca, con più di un pensiero al punticino che le manca per qualificarsi in zona Champions in campionato e all’ossessione Istanbul del 10 giugno.
Inter-Manchester City sarà tutta un’altra partita per Simone Inzaghi…
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Se l’andazzo è questo, è molto probabile che l’undici nerazzurro sputerà l’anima contro il Manchester City. Le distanze dalla squadra guidata da Pep Guardiola l’astuto (i complimenti all’Inter delle ultime ore sembrano solo figlie della consapevolezza di essere lui col cerino in mano, a dover dimostrare qualcosa nei panni dello stra-favorito) restano siderali, ma con un atteggiamento da Inter quella Coppa non sarà, per Haaland e compagni, qualcosa da ritirare alla cassa con la maglia asciutta.
Gli interisti sono pronti: se sarà trionfo, comincerà un’altra vita. Se non lo sarà, le spalle saranno abbastanza ampie per reggere sfottò comunque disinnescati dal fatto che il City è davvero un’altra categoria. Più che altro, le antenne del tifoso nerazzurro dovrebbero restare belle dritte di fronte alle operazioni di mercato: il tesoretto da Coppa può impedire cessioni dolorose (perché rinunciare a un Onana così carismatico e leader della difesa, o a un Brozo che a nostro avviso resta fondamentale, con buona pace del Calhanoglu regista?), e forse regalare qualche ritocco essenziale.
Perché se davvero Marotta riuscisse a sostituire Gagliardini con Frattesi, per dirne solo una uscita in queste ore, o a innestare Scalvini in una difesa costretta a salutare Skriniar, per dirne un’altra che delizia le orecchie degli interisti, bé, il tifoso interista potrebbe pensare di poter assistere, nella prossima stagione, a un campionato diverso da quello delle dodici (12) sconfitte finora incassate in campionato. Perché se Inzaghi resta e non dimostra, almeno una volta in carriera, di poter gestire un torneo di serie A senza far soffrire alla sua squadra (e relativi tifosi) le montagne russe, allora alla prima crisi stagionale saranno dolori. E psicodrammi.



