Il difensore dell’Inter Francesco Acerbi ha rilasciato un’intervista su Canale 5 a Verissimo da Silvia Toffanin. Il centrale ha parlato di calcio, della sua vita, e dei suoi demoni del passato. Ci si è concentrati molto sul rifiuto alla convocazione da parte di Spalletti contro la Norvegia.
RIFIUTO – “Mai rifiutata la Nazionale, impossibile dire che non la vorrei più ma, se Gattuso non mi vorrà, non sarà un problema: il mister viene pagato per scegliere e non farò mai polemica. Ho rifiutato la convocazione solo per quella partita. Spalletti non mi aveva chiamato per un anno e, dopo quello che aveva detto (“Lo sa di che anno è Acerbi?”, ndr), non mi sembrava giusto rispondergli di sì“.
VECCHIAIA – “(Spalletti, ndr) Mi ha fatto sentire vecchio ? Chi se ne frega, sarò pure vecchio per gli altri ma non per me. Se dovessi ascoltare tutto quello che dicono gli altri avrei smesso a 21 anno o forse non avrei neanche iniziato“.
IL PADRE – “Lo ringrazierò per sempre. Col senno di poi è un rimpianto non avergli mai detto ti voglio bene (si commuove, ndr). Sapevo che aveva una malattia al cuore e che avrebbe avuto difficoltà ma quando accade non sei mai pronto“.
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LE DIPENDENZE – “Non ero un alcolizzato ma il calcio passava in secondo piano perché volevo divertirmi. Avevo anche deciso di smettere, ero depresso, il calcio mi serviva più che altro a scacciare i pensieri, andavo ad allenarmi perché dovevo”. Subentra anche la malattia (nel luglio 2013 scopre di avere un tumore al testicolo, ndr): “Non avevo sintomi ma valori del sangue sballati. Mi dissero che rimuovendolo, sarei tornato in campo in un mese. Eppure dopo qualche mese ebbi una recidiva. Ma dopo una vacanza, senza un perché, mi sveglio e decido di togliere i superalcolici: avevo di nuovo voglia di allenarmi, nel giro di tre settimane non ho più toccato alcol“.