Inter. Herbert Prohaska, per tutti in Austria era semplicemente “Schneckerl” (ricciolino) per via della sua chioma folta e mossa, è stato un’icona del calcio degli anni ’80. Per l’Italia, in particolare per Inter e Roma, fu il simbolo della riapertura delle frontiere calcistiche, un talentuoso regista austriaco che portò in Serie A una visione di gioco elegante e inusuale.
Arrivato all’Inter nel 1980, Prohaska fu il primo straniero acquistato dal club nerazzurro dopo quattordici anni di autarchia. Fu accolto con curiosità: baffi d’altri tempi e un’aura da centrocampista-regista, dotato di piedi educatissimi e di un’intelligenza tattica superiore. Nonostante le difficoltà di adattamento in un calcio estremamente marcato, in due stagioni con i nerazzurri, lasciò un segno tangibile, culminato con la vittoria della Coppa Italia nel 1982.
La sua capacità di dettare i tempi e di lanciare in verticale era una ventata di freschezza, guadagnandosi così l’affetto dei tifosi, che, per via di un equivoco linguistico sul suo soprannome austriaco, lo ribattezzarono affettuosamente “Lumachina” in Italia.
Inter e Roma
La sua permanenza in nerazzurro fu relativamente breve, ma intensa, caratterizzata da geometrie pulite e da un apporto fondamentale nel centrocampo di Bersellini. Tuttavia, la sua avventura italiana si completò con un passaggio inatteso alla Roma nel 1982. Questa mossa, che all’epoca fece rumore, si rivelò vincente per il calciatore. Nonostante sia rimasto nella Capitale solo un anno, Herbert Prohaska, l’architetto del centrocampo, fu uno dei pilastri dello storico Scudetto giallorosso del 1983, accanto a campioni come Falcão, Conti, Di Bartolomei e Ancelotti, dimostrando la sua duttilità e il suo valore in qualsiasi contesto tattico.
La sua figura è oggi ricordata come un ponte tra due epoche del calcio italiano. Elegante e mai banale, il “ricciolino” era un centrocampista completo, capace di interdire e costruire con la stessa naturalezza. Una volta terminata l’esperienza italiana, tornò in patria all’Austria Vienna per chiudere una carriera costellata di successi, venendo poi eletto Calciatore austriaco del Secolo nel 2004.
Prohaska, con i suoi capelli alla moda ed il suo baffo d’ordinanza, ha rappresentato un calcio d’altri tempi, un talento puro e sobrio che, pur con un “valzer” veloce tra Inter e Roma, ha saputo scrivere pagine importanti nella storia della Serie A. Per i nostalgici di quei tempi, sulla Gazzetta dello Sport di ieri, 18 ottobre, è possibile leggere una sua intervista, in cui si è soffermato sulla partita proprio tra le sue due ex società.



