Hakan Sukur è stato un bomber di passaggio in quel di Milano nella stagione 2000/2001, ma il suo nome è rimasto impresso nella mente dei suoi tifosi nerazzurri, sia per il suo coraggio che per la sua voglia d’impegnarsi al di fuori del rettangolo verde. Il suo, è un nome che per anni ha fatto sognare i tutti i tifosi turchi, non è più solo il ricordo di un goleador leggendario. La sua storia è un drammatico racconto di ascesa e caduta, un incrocio pericoloso tra la gloria sportiva e il turbolento mondo della politica.
Soprannominato il “Toro del Bosforo” per la sua forza e la sua prolificità sotto porta, Şükür ha segnato un’epoca. Con il Galatasaray ha vinto la Coppa UEFA nel 2000, un trionfo storico per il calcio turco. La sua carriera, con 51 gol in nazionale e la partecipazione a Mondiali ed Europei, lo ha reso un’icona amata e rispettata in tutto il paese. Il suo impatto andava ben oltre il campo da gioco; era visto come un simbolo di orgoglio nazionale.
Hakan Sukur: il coraggio di un campione
Tuttavia, dopo il ritiro, la sua vita ha preso una piega inaspettata. Entrato in politica tra le fila del partito di governo AKP, ha abbracciato un percorso che lo ha allontanato dai suoi vecchi sostenitori. I suoi rapporti con il presidente Recep Tayyip Erdoğan si sono inaspriti, soprattutto dopo il fallito golpe del 2016. Accusato di essere un membro dell’organizzazione di Fethullah Gülen, considerata terroristica dal governo turco, Hakan ha dovuto lasciare il paese.
Oggi vive in esilio negli Stati Uniti, dove lavora come tassista e venditore di libri. La sua casa, le sue proprietà e i suoi conti bancari in Turchia sono stati confiscati. Da eroe sportivo, è diventato un paria, un nemico dello stato. La sua storia ci ricorda come il potere e la politica possano trasformare la vita di un uomo, anche la più gloriosa, e come il campo da gioco possa diventare, in un batter d’occhio, un campo di battaglia.
L’amarezza di Hakan Sukur per l’addio alla sua Patria
ll Campione, Hakan Sukur, racconta di come quel periodo sia stato nefasto sia per lui che per tutti quelli che provavano ad aiutarlo. Costoro perdevano ogni cosa, dal lavoro alla serenità famigliare, tanto da doverlo costringere ad espatriare, sia per il suo bene e sia per quello di coloro i quali provarono ad appoggiarlo. In definitiva la Turchia ha perso un grande uomo, mentre la Uber ha trovato un grande Taxista.