Inter, gli auguri del club nerazzurro a Lele Oriali. Nel mondo del calcio, ci sono giocatori che non si limitano a vincere trofei, ma che entrano nell’immaginario collettivo, diventando simboli di un’epoca. Gabriele Oriali, icona dell’Inter e della Nazionale italiana, è uno di questi. La sua storia, fatta di sacrificio, grinta e amore incondizionato per la maglia, è stata immortalata in un modo unico: una canzone. Ma perché proprio a lui, un centrocampista-mediano, una figura più di sostanza che di spettacolo, è stato dedicato un inno come “Una vita da mediano” di Ligabue?
La risposta sta nella sua essenza di calciatore e di uomo. Oriali non era il fantasista che accendeva la folla con giocate mirabolanti, né il bomber che faceva sognare a ogni gol. Il suo ruolo era quello del “gregario“, un “portatore sano di calcio”, come lo definì un telecronista, il cui lavoro oscuro e instancabile era fondamentale per il successo della squadra. Correva per due, lottava su ogni pallone, si immolava per i compagni. Era il prototipo del giocatore che non ruba l’occhio, ma che senza il quale la macchina non funziona.
Gabriele Oriali: una vita da mediano (operaio) dell’Inter
Ed è proprio questa sua figura, quasi romantica, che ha ispirato il rocker di Correggio, Luciano Ligabue. Il brano, uscito nel 2002, non parla solo di Oriali, ma di un ideale: quello del lavoratore umile e silenzioso, che fa il suo dovere con abnegazione, senza cercare la gloria personale. “Una vita da mediano (operaio) dell’Inter, pronto a lottare su ogni pallone” è un verso che racchiude perfettamente l’anima del centrocampista di fatica .
Il “settebello“, come era soprannominato per il suo numero di maglia e per la sua proverbiale fortuna (si diceva che ogni sette passaggi di palla, uno finiva in gol), è diventato l’emblema di tutti quei calciatori che non finiscono sulle copertine dei giornali, ma che sono indispensabili per le vittorie.
Campione del Mondo
Lele Oriali è stato anche un campione del mondo con l’Italia nel 1982, un traguardo che lo ha consacrato. Ma la canzone di Ligabue, però, ha fatto di più: lo ha reso immortale, trasformando la sua figura di calciatore in un archetipo universale. Infatti, oggi, quando si parla di “una vita da mediano“, si pensa subito a lui, al suo sudore e alla sua dedizione, un esempio che trascende il campo da gioco per diventare un inno a chi lavora nell’ombra per il bene comune in ogni ambito della vita.