Il centrocampista dell’Inter Henrikh Mkhitaryan è stato ospite al Frogs talk, il nuovo podcast condotto da Andrea Ranocchia ex difensore nerazzurro
Per tutti i tifosi dell’Inter è l’armeno che va come un treno. Lui ha iniziato come attaccante esterno ma negli ultimi anni è stato spostato verso il centrocampo perché, secondo gli altri, la velocità diminuiva. Lo stesso centrocampista nerazzurro sa che il calcio è cambiato e anche le sue caratteristiche si sono adattate. La sua intelligenza in campo gli permette sempre di fare la giocata giusta nel momento giusto, sia con velocità che senza.
L’intervista si apre parlando dell’arrivo all’Inter e del rapporto speciale con i compagni che, come anche riferito dallo stesso Ranocchia, spendono sempre belle parole per l’armeno aggiunge come i primi giorni in nerazzurro fossero come già “vissuti”, come se fosse sempre stato li, con quei compagni, con quello staff, con quei tifosi e in quello stadio. Un rapporto nato bene e che continua ancora meglio. Si parla anche dei momenti di difficoltà, quelli che non sembrano toccare il centrocampista nerazzurro che, invece, afferma come in difficoltà durante i match ci va, eccome, ma è il modo in cui reagisce agli stessi a fare la differenza:
Cerco di non mollare perché poi è difficile rientrare in partita. Non sono uno che urla tanto, ma con la corsa, con la volontà, con una semplice azione provo a dare messaggi ai compagni perché diano il massimo.
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Le domande si fanno sempre più specifiche sull’ambiente nerazzurro, sul Lautaro capitano e sulla sua capacità di trascinare i compagni a suon di gol e prestazioni. Su Barella che, anche senza fascia, lascia intendere a tutto il gruppo di essere uno dei leader indiscussi di questa squadra. Su Inzaghi, definito bravissimo e capace di scherzare quando c’è da scherzare ed essere serio quando c’è da essere seri.
In chiusura uno sguardo la futuro, dove Mkhitaryan non si vede assolutamente in panchina e, probabilmente, neanche nel mondo del calcio. Le sue priorità saranno la vita extra calcio e la famiglia. Mentre risponde così alla domanda se vuole finire la carriera in maglia nerazzurra:
Mi restano due anni di contratto vediamo se riesco a farli”. Dico sempre che finché posso devo giocare per non avere rimpianti.