Autore: Marco Battistini

Interista ancora prima di appassionarsi al giuoco del pallone, si forgia nella beffa sportiva del 1997/98 e nella tragedia calcistica del 5 maggio. Segni particolari? È ancora oggi devoto alla santissima trinità nerazzurra dei tempi moderni: Javier Zanetti, Ronaldo e Marco Materazzi.

L’Inter attende con ansia il ritorno di Markus Thuram. Lo abbiamo visto, non c’è vita oltre alla ThuLa. Senza la sua spalla Lautaro Martinez sembra involuto. E Marko Arnautovic può far bene, ma solamente quando il livello non si alza. Su Mehdi Taremi e Joaquin Correa, invece, preferiamo non sparare sulla croce rossa. Le speranze nerazzurre di scudetto (e Champions League) si aggrappano – oggi più che mai – al rientro del figlio d’arte. Anche se, a dirla tutta, anche il francese dovrebbe fare un salto di qualità. Concentriamoci sul solo campionato. Non stiamo parlando in termini numerici: d’altronde 14…

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Tre schiaffi, secondo obiettivo stagionale svanito, un crollo verticale e nessun segnale di reazione. Inter-Milan, il quinto derby stagionale, finito 0-3 per il Diavolo, come manifesto della parte peggiore dell’interismo. È durata 35 minuti la semifinale nerazzurra. Ovvero l’illusorio lasso di tempo tra il fischio d’inizio di Daniele Doveri e la zuccata di Luka Jovic che ha trasformato la pioggia di San Siro in una grandinata rossonera. Tanto improvvisa quanto, in prospettiva, potenzialmente dannosa per la Beneamata. Troppo poco in tempi – per così dire – normali. Prestazione imbarazzante per chi, almeno fino alla vigilia, partiva con l’ambizione di vincere…

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Nel panorama in continua evoluzione delle sponsorizzazioni sportive, la partnership tra l’Inter e Betsson rappresenta un accordo di grande rilevanza, non solo per il valore economico, ma anche per la modalità con cui è stato strutturato. Dalla stagione in corso, infatti, il logo di Betsson Sport campeggia sulle divise ufficiali dell’Inter, segnando l’inizio di una collaborazione quadriennale con uno dei marchi più noti nel settore dell’intrattenimento digitale. Il più grande accordo di maglia nella storia dell’Inter: ecco Betsson Sport L’annuncio ufficiale è arrivato il 1° luglio 2024: Betsson Sport è il nuovo “Main Shirt Sponsor” del club nerazzurro. Il marchio…

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È sicuramente il trofeo meno appetitoso dei tre, ma numeri e coefficienti di difficoltà alla mano, quello che si potrebbe rivelare più facile da raggiungere. Innanzitutto perché basterebbero due sole vittorie – e non le cinque del campionato (che, in caso di spareggio, potrebbero diventare addirittura sei) a questo punto praticamente necessarie per assicurasi lo scudetto. E poi perché – con tutto il rispetto visto il pregresso stagionale – Milan e Bologna (rispettivamente avversaria di serata e probabilissima finalista di Coppa Italia) sicuramente non valgono quanto Barcellona, Paris Saint-Germain o Arsenal, ossia le altre tre semifinaliste di Champions League. Ecco…

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“Houston, abbiamo un problema”. Un grattacapo, almeno in campionato, chiamato minuti finali. Dilemma che si aggiunge al mal di trasferta che – dopo un filotto di sette vittorie consecutive senza nemmeno subire l’ombra di un solo gol (da Roma-Inter a Lecce-Inter) – ha sottratto ai nerazzurri punti preziosi in questa intricatissima volata scudetto. C’era una volta – non più tardi di una stagione fa – una squadra che costruì uno scudetto vinto con un filo di gas proprio andando in crescendo verso il triplice fischio: in casa contro Roma ed Hellas Verona, oppure a Udine. Un “più sei” che stride…

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Una Pasqua indigesta per i colori nerazzurri. Bologna-Inter infatti finisce nel peggiore dei modi, con Riccardo Orsolini che “rovescia” la Beneamata proprio all’ultimo minuto di una gara tutto sommato equilibrata. Sì, perché uscire dal Renato Dall’Ara con quel punto – nonostante la vittoria del Napoli a Monza – avrebbe comunque lasciato i partenopei sotto di una lunghezza. Un vantaggio, anche psicologico, non da poco a cinque giornate dalla fine. Anche perché, almeno fino alla vigilia della trentatreesima giornata, l’ambiente sotto al Vesuvio sembrava essere particolarmente elettrico. E non in maniera positiva (ogni riferimento alla parole di Antonio Conte è puramente…

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Natale con i tuoi, Pasqua con… Bologna-Inter. Trentatreesima giornata di Serie A, i nerazzurri tornano a giocare in questa domenica tanto particolare a ventuno anni di distanza dall’ultima volta. Allora si andava in scena al Renato Curi di Perugia e gli uomini allenati da Alberto Zaccheroni, in lotta per un posto in Champions League con Parma e Lazio, passarono in Umbria per 2-3. Una vittoria al cardiopalma: sotto 2-1 fino a cinque dal termine, l’Imperatore Adriano (già autore del momentaneo vantaggio) e Obafemi Martins ribaltarono il risultato finale. Così, se il tempo cancella via i ricordi, decisamente più fresco è…

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Si dice che prevenire sia meglio che curare. Ottimo consiglio proveniente dalla saggezza popolare, la quale – d’altro canto – ci fa pure sapere che, molto spesso “chi si loda, s’imbroda”. Fatta la doverosa premessa e resi i giustissimi onori a un’Inter capace di sbattere meritatamente fuori dalla Champions League una corazzata come quella del Bayern Monaco è già arrivato il momento di guardare avanti. Sì, perché proprio adesso, nel momento topico della stagione, rimanere a compiacersi vanitosamente davanti allo specchio sarebbe un qualcosa di assolutamente deleterio. Di imperdonabile, senza star qui ad usare mezzi termini. Bisognerebbe piuttosto “soffrire” di…

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Se c’è qualcuno che – nel bene e nel male – ha saputo incarnare nel terzo millennio la più radicale essenza dell’interismo, beh quella persona risponde al nome di Marco Materazzi. Senza nulla togliere ad altri mostri sacri della casacca nerazzurra (pensiamo ad esempio al sempre ordinato Javier Zanetti), lo storico numero 23 della Beneamata è stato un giocatore simbolo per un’intera generazione di tifosi. Nei suoi alti – gli scudetti, la Champions League, mettiamoci dentro pure il Mondiale del 2006 – e nei suoi bassi. Come il 5 maggio o il fattaccio del cazzotto tirato al malcapitato Bruno Cirillo…

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A guardare gli occhi lucidi dei suoi giocatori al triplice fischio di Slavko Vincic il quesito a Vincent Kompany sarebbe dovuto essere d’obbligo: mister sei ancora così sicuro che nella gara di andata l’Inter abbia festeggiato troppo? Domanda retorica, perché – nonostante la pesantissima affermazione dell’Allianz Arena – si sapeva che ci sarebbe stato da soffrire. A dir la verità non così tanto, almeno al termine dei primi quarantacinque minuti di questo Inter-Bayern Monaco già consegnato alla storia dal “francesismo” di capitan Lautaro. Per lunghi tratti il solito muro di Champions League alzato da Yann Sommer e soci ha retto…

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