Nel calcio di oggi, la gestione della rosa e delle energie è diventata cruciale. Per l’Inter, in un periodo specifico, l’attenzione si è concentrata sul tecnico Cristian Chivu, la cui strategia di rotazione ha portato il club nerazzurro a un primato inaspettato: il record di giocatori titolari utilizzati in Serie A rispetto a tutte le altre formazioni.
Questo dato non è meramente statistico, ma rivela una profonda fase di sperimentazione e una ricerca incessante della migliore alchimia in campo. A differenza degli allenatori che tendono ad affidarsi a un undici base consolidato, il tecnico rumeno ha mostrato una propensione a mescolare le carte, attingendo ampiamente a ogni risorsa disponibile nella rosa.
La ragione di questo turnover massiccio è duplice. Da un lato, riflette la necessità di gestire un calendario fitto, distribuendo lo sforzo tra i titolari e le riserve per prevenire infortuni e mantenere alta la freschezza fisica. Dall’altro, e forse più significativamente, indica che l’allenatore era ancora in una fase di definizione tattica. Non avendo individuato un nucleo fisso di intoccabili, Chivu ha utilizzato le partite ufficiali come veri e propri “test” per valutare l’affidabilità e la compatibilità dei suoi giocatori in diverse situazioni.
Chivu, una filosofia necessaria
Questa filosofia è stata evidente anche in test non ufficiali, come l’amichevole disputata a Bengasi contro l’Atletico Madrid, dove hanno trovato spazio giocatori come Darmian, Palacios e Diouf. Dare minutaggio a profili poco impiegati, o farli partire dal primo minuto in contesti diversi, è servito al mister per raccogliere dati preziosi e per mantenere l’intero spogliatoio coinvolto e motivato. Ovviamente questo massiccio turn over, è stato possibile per le assenze dei 13 calciatori, impegnati con le proprie nazionali.
Se da un lato una rotazione così spinta può generare instabilità e rallentare l’automatismo tra i reparti, dall’altro ha permesso all’Inter di scoprire risorse inattese e di mantenere un livello di competitività elevato in più competizioni. Il record di titolari utilizzati è, dunque, l’emblema di un allenatore che ha scelto la via della flessibilità estrema, convinto che la forza di una squadra risieda nella profondità della sua rosa e nella capacità di ogni singolo elemento di rispondere alla chiamata quando necessario.


