San Siro, per la terza volta in stagione, durante Inter-Sassuolo malgrado quasi 70.000 spettatori è rimasto in un raggelante silenzio. Tale al punto che si sentivano gli allenatori e i giocatori in campo. Il braccio di ferro tra l’Inter e la Curva Nord prosegue, come riporta Il Giornale, senza compromessi.
LA RABBIA SILENZIOSA – “La rabbia muta della Curva Nord per le misure prese dall’Inter in seguito all’inchiesta che ha spedito in carcere buona parte del suo direttivo, non accenna ad esaurirsi. Ma nemmeno l’Inter ha alcuna intenzione di fare un passo indietro. Anche perché a dettare la linea dura alla società sono la Procura della Repubblica e la Digos che hanno imposto al presidente Beppe Marotta e ai suoi collaboratori la «tolleranza zero» nei confronti dell’attuale leadership della Curva”.
“Di fatto, i vertici nerazzurri si trovano – per usare una loro espressione – «tra l’incudine e il martello», stretti tra le imposizioni della Procura e la protesta degli ultras. Tra i due, l’Inter sceglierà sempre di schierarsi con la Procura che già, in un recente passato, l’ha accusata di essere stata troppo accondiscendente con i boss della Curva: ed è un sospetto con cui in viale della Liberazione non vogliono tornare a fare i conti”.
LE DIVERGENZE IN CURVA – “Il tema dello scontro con la Curva è duplice. Il primo è economico: il taglio delle tessere di abbonamento che gli ultras rivendevano a prezzo maggiorato e, soprattutto, il blocco del merchandising. Agli ultras non viene più permesso di introdurre i loro gadget all’interno dello stadio e agli ambulanti esterni al Meazza (il cui numero è già stato ridotto) è stata data una indicazione chiara: se vendete anche il materiale della Curva vi togliamo il permesso. Sono misure, anch’esse dettate dalla Procura, che hanno tagliato le gambe al direttivo della Nord”.
“Poi c’è il secondo fronte, quello dove l’Inter punta a tenere fuori dal Meazza la parte di ultras più direttamente collegata allo stato maggiore finito in carcere («e ricordiamoci che si parla di due omicidi maturati proprio in Curva», dicono all’Inter). A scegliere chi lasciare fuori sono stati direttamente il pm Paolo Storari e i suoi colleghi, fornendo al club due elenchi: una black list con una trentina di nomi, da escludere totalmente dal Meazza; e una lista «grigia», con settanta ultras meno compromessi con la deriva criminale, ma considerati comunque a rischio. A questi è stato rifiutato l’abbonamento al secondo anello verde, il covo della Curva, consentendogli di abbonarsi al terzo anello”.
Di fatto, il braccio di ferro tra Inter e Curva Nord continua. E la società manda un messaggio preciso alla tifoseria: indietro non si può tornare.