Hansi Muller è una figura iconica del calcio anni ’80, ricordato soprattutto per il suo periodo all’Inter. Nato a Stoccarda nel 1957, si distinse fin da giovane come un fantasista elegante e tecnico, dotato di un “piede fatato” e una visione di gioco superiore alla media. Con la squadra della sua città natale, visse i suoi anni d’oro, contribuendo alla promozione e al consolidamento del club in Bundesliga.
Nel 1982, dopo aver vinto l’Europeo del 1980 con la Germania Ovest, arrivò in Italia, acquistato dall’Inter per formare una coppia di trequartisti di altissimo livello con Evaristo Beccalossi. Sebbene le aspettative fossero altissime, il suo periodo in nerazzurro fu segnato da un’alternanza di giocate geniali e infortuni che ne limitarono la continuità. La sua eleganza e il suo tocco di palla, tuttavia, rimasero impressi nella memoria dei tifosi interisti.
Hansi Muller e l’Italia
Il suo arrivo in Serie A fu un evento, in un’epoca in cui il campionato italiano era il più prestigioso al mondo e si apriva agli stranieri. Nonostante la sua esperienza nerazzurra non culminò in grandi successi di squadra, la sua classe cristallina emerse in più occasioni, e i suoi passaggi illuminanti e i suoi tiri potenti ma precisi lasciarono il segno. In nerazzurro, ha disputato 85 partite segnando 9 gol. Numeri che non raccontano appieno l’impatto della sua presenza. La sua influenza si avvertiva nel modo in cui faceva girare la squadra, creando spazi e occasioni per i compagni. Dopo l’esperienza all’Inter, Müller passò al Como. Dove giocò un’unica stagione, prima di concludere la carriera in Austria con il Swarovski Tirol.
Un simbolo
Nonostante una parabola un po’ “incompiuta” a causa dei problemi fisici, il tedesco è rimasto un simbolo di un calcio che univa estetica e sostanza, un talento puro la cui tecnica e classe furono ammirate in tutta il continente. Oggi continua ad essere una figura di riferimento nel mondo del calcio, impegnato in vari ruoli di rappresentanza e consulenza.