Inter e Moratti. Anche se trattasi di una notizia ovvia, è sempre bene ricordare l’accaduto alle nuove generazioni di tifosi nerazzurri, sopratutto a chi è nato dopo tale data. Era il 28 aprile 2010, il Camp Nou si preparava a celebrare e sostenere i suoi beniamini.
La “Remuntada” era l’unica parola sulle bocche dei 98.000 spettatori e di un intero popolo blaugrana. Dopo il 3-1 dell’andata, l’Inter di José Mourinho arrivava a Barcellona con il vantaggio, ma con la consapevolezza di dover affrontare la squadra più forte del mondo, con Lionel Messi in campo e Pep Guardiola in panchina. Sulla carta una formazione che sembrava invincibile.
La partita
L’inizio della partita è un incubo. Dopo soli 28 minuti, l’arbitro espelle Thiago Motta per un contatto con Busquets, lasciando i meneghini in dieci uomini. La pressione del Camp Nou si fa sentire, ogni tocco di palla viene accompagnato da un assordante fischio, ma è proprio in questo momento che la squadra nerazzurra si trasforma. I giocatori di Mourinho stringono i denti, si chiudono a riccio, si compattani e lottano su ogni pallone con una ferocia e un’organizzazione tattica quasi disumane, al limite dell’impossibile.
Il Barca attacca a ondate, ma trova un muro nerazzurro insuperabile. Lucio e Samuel formano una diga difensiva impenetrabile, aiutati da un’intera squadra che si sacrifica in nome di un sogno comune. Julio Cesar compie parate decisive, strepitose. mentre Eto’o e Milito, solitamente attaccanti, si trasformano in terzini aggiunti. La resistenza dell’11 venuto da Milano è epica, di cuore, sudore e intelligenza. Tanto da calamitare milioni di telespettatori davanti la tv.
Inter, la consacrazione Mondiale di Mourinho
Quando all’84’ Piqué riesce a segnare il gol dell’1-0, la tensione è alle stelle. L’Inter con un solo gol subito, è ancora qualificata, ma mancano interminabili minuti e gli spagnoli continuano a premere. Alla fine tutto fila liscio. Le immagini dello Special One, che corre sul campo a fine partita, con il dito alzato a zittire lo stadio, sono diventate un’icona, consacrandolo nell’Olimpo del calcio Mondiale.. Quel gesto non era solo una celebrazione, ma la dimostrazione di come un’idea, un gruppo di uomini e un sogno potessero prevalere sul talento puro e su ogni pronostico, che li dava sconfitti prima del fischio iniziale.
Quella notte, invece, l’Inter non ha solo conquistato una finale di Champions League. Ma ha vinto la sua battaglia più dura, superando ogni ostacolo con un’impresa storica, che è rimasta nel cuore di ogni tifoso nerazzurro. Una partita che ha dimostrato al mondo intero che, alcune volte, la forza di volontà e l’unione di una squadra sono più potenti di qualsiasi altro avversario.



