Inter, Beppe Bergomi – ex capitano nerazzurro e storico difensore della Nazionale – si è raccontato sulla Gazzetta dello Sport, aprendo l’album dei ricordi della sua leggendaria carriera. “Zio Beppe”, oggi stimatissimo telecronista e commentatore, è un pezzo di storia del calcio italiano, con una carriera ventennale tra l’Inter e la Nazionale. Bergomi, che ha alzato al cielo una Coppa del Mondo quando era ancora un ragazzino è una delle ultime, vere bandiere, del nostro calcio.
DINO ZOFF – “Aveva 40 anni, io 18. Non gli davo del lei, ma era un leader, bastavano due parole. Nelle prime partitelle mi disse subito: “Non stare sulla linea, vai a marcare in area”. Credo che Zoff sia dietro anche al resto del mio Mondiale. Dopo il Brasile pensavo di giocare, ma Bearzot mi fa: “Con la Polonia sei in panchina, hanno una punta sola”. Lo ringrazio, si figuri mister, sono già contento, gli dico. Passa Zoff: “Beppe, i rinvii lunghi domani li fai tu, ho un dolorino”. Io? Ma se non gioco? Alla riunione tecnica sono in formazione… Bearzot si confrontava sempre con Dino“.
I PRIMI ALLENATORI – “Radice è l’unico per cui ho pianto quando scoprii che sarebbe andato via. Con Trap i cinque anni più belli all’Inter. Grande motivatore. Arriva e mi fa: “Beppe, ora basta andare con il culo per terra”. Mi voleva alla Juve. Avevo vent’anni, prima di un Juve-Inter entro a riscaldarmi, mi incrocia e fa: “Verresti alla Juve?”. E io: “Veramente sto bene all’Inter…”. Lui: “Fai bene, Beppe”. Aveva capito“.
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GLI ANNI ’90 – “Con Orrico eravamo pronti ad accettare il cambiamento: non riuscimmo. Bagnoli faceva il calcio di oggi nel ’92, difesa a tre pura. Mi volevano Roma e Lazio: “Ma ti dove voeuri andà?”. Simoni arrivò che avevo 35 anni, indicò il campo e disse: “Siete tutti uguali. Chi merita gioca”. Riconquistai la Nazionale, gli sarò sempre grato, è nel mio cuore“.
GLI EX COMPAGNI PIÙ FORTI – “Ronaldo aveva tecnica in velocità senza eguali. Matthäus un leader unico. Perdiamo 1-0 dopo il primo tempo, ho la testa tra le mani: “Ehi, che c’è? Ora segno io. Segnò”. Non studiava il calendario: “Dove siamo domenica? Ah, a Lecce? Vinciamo!”. Finì 3-0“.