Nel pianeta del calcio, dove forza e resistenza fisica sono tutto, ci sono storie che vanno al di là del campo, diventando un esempio di forza, coraggio e resilienza per tutti. Quella di Francesco Acerbi , difensore roccioso nerazzurro, è una di queste.
Nonostante non si tratti di una malattia autoimmune, la sua lotta contro il tumore alle gonadi (testicoli), affrontata e vinta ben 2 volte nel corso degli anni, rappresenta un capitolo che lo ha segnato profondamente, rendendolo un uomo ed un atleta migliore, come lui stesso ha spesso dichiarato pubblicamente.
La prima diagnosi
La prima diagnosi arrivò nel 2013, fu un fulmine a ciel sereno, che avrebbe potuto porre fine alla sua carriera già da un pezzo. Acerbi affrontò l’intervento chirurgico con grande dignità, tornò in campo, ma il male si ripresentò subito qualche mese dopo.
Si trovò davanti ad una nuova sfida, ancora più difficile della prima, che richiese un ciclo di chemioterapia. In quel periodo, lo stesso difensore, dichiarò di aver toccato il fondo, ma che fu proprio allora che trovò il coraggio di reagire e combattere la malattia.
Il suo recupero non è stato stato solo fisico, ma sopratutto mentale. La patologia gli ha insegnato il vero valore della vita, l’importanza di non arrendersi mai e la forza che si può trovare nell’affetto della famiglia e dei veri amici.
Il 37enne ha trasformato la sua drammatica esperienza in un’arma vincente, in un motore che lo ha spinto sempre a dare il massimo sia in allenamento e sia in gare ufficiali.
Cosa rappresenta oggi Francesco Acerbi
Oggi, Francesco Acerbi, rappresenta un pilastro fondamentale della difesa interista, un riferimento, un porto sicuro per i suoi compagni ed i suoi tifosi, che lo ammirano ed apprezzano per quello che è, ovvero forza, carattere, grinta ed abnegazione per la causa di Viale della Liberazione.
Infine, con il suo messaggio, Acerbi, vuole dimostrare che la forza di volontà può smuovere le montagne, aprire le acque, ovviamente in senso metaforico, e portare l’essere umano a traguardi sia sportivi che umani, inimmaginabili a chi non riesce a reagire alle avversità della vita, che possono capitare a tutti, senza distinzione di ceto, etnia o sesso.
Ringraziamenti
Grazie a Francesco Acerbi per questa storia edificante sia per il cuore che per l’anima delle persone comuni, oltre che per i tifosi della società meneghina.