Dalle incertezze del passato al trono incontrastato in nerazzurro. Una leadership che a suon di reti è diventata sua a pieno titolo. Il ruggito del Toro Lautaro Martinez risuona in quel di San Siro e risuona anche nell’amichevole di Appiano Gentile contro l’Under 23, in cui l’attaccante argentino, seppur macchinoso ed appesantito dalla preparazione, ha segnato la rete del 4-2 e fatto segnare altre reti del 7-2 finale.
Lui è molto di più di un finalizzatore. E’ l’emblema dell’Inter che vince e che ha saputo prendere l’eredità di capitan Zanetti e Mauro Icardi, trasformandola in una responsabilità, che lo ha portato ad un livello superiore.
Da Quando è arrivato a Milano, come giovane promessa, Lautaro è cresciuto in modo costante ed impressionante. All’inizio, ricorderete bene, era la spalla ideale di Romelu Lukaku, con cui ha formato una coppia micidiale nel firmamento di Antonio Conte, osmosi che ha portato alla conquista dello scudetto.
Successivamente, una volta partito il belga, Martinez ha dimostrato la sua vera essenza. Senza l’ingombrante presenza di Romelu, ha preso letteralmente in mano il reparto offensivo, diventando il fulcro di ogni manovra in avanti.
Lautaro Martinez, maturazione in campo e fuori
La sua maturazione, frutto anche del solido rapporto coniugale, gli ha permesso di migliorarsi non solo tecnicamente, ma anche mentalmente. La voglia di perfezionarsi è stata d’esempio per i suoi compagni, con cui ha raggiunto dei traguardi irripetibili, come quello di 2 finali nel giro di 3 anni in Champions League, un dato concesso solo a pochissime società nel Mondo, vista le difficoltà per arrivare fino in fondo.
Oggi, il capitano sudamericano è considerato trs gli attaccanti più forti del pianeta. La sua fame di vittorie, lo spinge a dare sempre il massimo ad ogni occasione. L’investitura di leader dello spogliatoio, nonostsnte gli ultimi attriti con Cahalanoglu, cose che capitano, è il miglior biglietto da visita per la scalata a trofei ancora più prestigiosi di quelli ottenuti fino ad ora.
Siamo certi, fino a prova contraria, che (forse) non lascerà mai l’Inter, se non quando otterrà l’ambita Champions che manca ancora nel suo curriculum di tutto rispetto.