La prestazione di mercoledì sera di Lautaro Martinez è da antologia. Il gol è solo la ciliegina sulla torta di una partita magistrale del capitano nerazzurro, giocata da leader tecnico e morale. Una cattiveria agonistica che gli è sempre stata riconosciuta ma che contro il Bayern Monaco ha fatto la differenza. Il gol che sigla al 57° è istinto puro: arriva prima di tutti, quando gli altri ancora non avevano visto il pallone entrare, lui già esultava. Quella rete lì la fanno solo gli attaccanti con la fame di vincere che traspare dalle pupille: Lautaro Martinez ha gli occhi della tigre. Se l’ Inter quest’ anno dovesse vincere tutto, Lautaro sarebbe un candidato molto serio per la vittoria del pallone d’ oro.
Di solito è un trofeo che ricevono i leader tecnici delle squadre più vincenti: l’ argentino è quello della sua Inter. Oltre al giocatore c’ è molto di più. I giovani tifosi vedono un eroe in lui, un idolo da emulare. L’ esultanza dopo il gol di mercoledì è emblematica: le braccia aperte, i tifosi inneggianti alle spalle e lui sospeso sui cartelloni con i compagni ai suoi piedi. Un’ immagine da condottiero d’ altri tempi.
Non ci sono più i talenti indiscutibili e inarrivabili come lo furono Messi e Ronaldo. La sensazione è quella che non è più un trofeo per i pochi eletti; vincere coppe e segnare tanto non sempre basta per essere eleggibile, ci vuole qualcosa di più. Lautaro sospeso e San Siro ai suoi piedi possono essere un segnale che l’ argentino ha un vantaggio rispetto agli altri. Il pallone d’ oro, a questo punto, non è più un sogno, per lui, proibito.
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