L’Inter di Simone Inzaghi può fare tutto al meglio, in campionato come in Champions League: anche con Marko Arnautovic in attacco…
Nove su nove le vittorie dell’Inter nel 2024. Una marcia trionfale (e inaspettata anche per i più ottimisti tra i tifosi nerazzurri) che certifica uno stato di salute mentale (prima ancora che fisica: qualche cenno di stanchezza muscolare inizia a sentirsi, basti pensare agli infortuni a Acerbi e Thuram).
La squadra guidata da Simone Inzaghi esce dall’andata degli Ottavi di finale di Champions contro l’Atletico Madrid con qualche rimpianto e diverse certezze. Il rimpianto principale è quello di non aver insaccato in rete almeno un’altra delle tre o quattro occasioni da gol costruite. Marko Arnautovic segna il goal che pesa, ma deve anche ringraziare la sorte e le goffaggini sulla linea di porta di portiere e difensore avversari. La prima delle certezze riguarda la mutazione genetica avvenuta nell’Inter: ebbene sì, siamo una squadra da Coppa, e tra tutti i giocatori il più europeo di tutti è Barella, davvero immenso, con lo stesso passo sicuro e veloce dei nostri avversari che, benché sterili in attacco, hanno sfoggiato una maestria tecnica e una velocità che in Italia sono materia sconosciuta.
Altro rimpianto? La tensione palpabile nei giocatori nerazzurri (Calhanoglu mai così impreciso, Mkhitaryan anche peggio) ha indurito muscoli facciali (e per quello, chi se ne frega: Marcus Thuram non è mai stato così serio e poco sorridente) e muscoli delle gambe: non a caso si è perso proprio l’attaccante francese e ora, tra i tifosi, si trattiene il respiro sperando in due settimane di stop al massimo per lui.
Inter, ora tocca ad Arnautovic fare il Thuram…
Inter, puoi fare tutto al meglio. Anche con Marko Arnautovic
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Seconda certezza per il popolo nerazzurro è la matematica: i punti di vantaggio su Juventus e Milan sono tali da poter sopportare qualche fatica in più in attacco in campionato fintanto che non venga riformata la Thu-La.
Poi, se Marko Arnautovic si ricorda di avere buone qualità calcistiche (quelle stesse che ci affondarono due stagioni fa a Bologna, facendoci perdere lo scudetto…) per noi tutti sarà un sollievo. Incrociamo le dita, pensando che comunque la priorità resta la seconda stella sulla maglia. Tutto ciò che accadrà a Madrid non deve turbare o esaltare (fino a far perdere lucidità) squadra e tifosi.