L’Inter ha chiuso l’anno da prima ma ora Simone Inzaghi deve arrivare allo scudetto, alla seconda stella. Sennò ci proverà Thiago Motta…
Si è chiuso un 2023 di grandi soddisfazioni per l’Inter: grandi, ma non della taglia preferita per il popolo nerazzurro. Perché le coppe minori (Supercoppa e Coppa Italia) e una Finale di Champions hanno regalato solidità di carattere e una nuova consapevolezza, ma lo Scudetto ha preso la strada di Napoli.
Ed è allo Scudetto che gli interisti pensano in modo ossessivo: ogni stagione è a sé, e arrivare – in questa – alla seconda stella prima dei rivali del Milan è la priorità assoluta. La grande stampa, in queste ultime ore, sembra intonare il mantra collettivo dell’Inter “in difficoltà”: per i debiti contratti dal presidente Steven Zhang, per il pareggio sul campo di Genova, per la difficoltà in fase offensiva quando il capitano Lautaro Martinez è fermo ai box. Tutto vero, ma dipende da come si guardano le cose.
Sui debiti e sulle questioni finanziarie, per conclamato analfabetismo in materia, non ci sentiamo di mettere verbo. Nel dedalo dei conteggi, dei debiti, dei tassi di interesse possiamo muoverci in un solo modo: affidandoci alla bussola delle deduzioni. E spostando lo sguardo dai numeri – che ci sono astrusi e, seppur diversi a vedersi, ci sembrano parenti dei geroglifici egizi – ai comportamenti.
Che sono i seguenti: Beppe Marotta rinnova il proprio contratto con l’Inter, lo stesso fa Piero Ausilio, lo stesso fanno i giocatori più rappresentativi del club. Se ci fosse anche solo la parvenza di udire la melodia della mitica orchestrina a bordo del Titanic diretta verso lo storico iceberg, sarebbe curioso (e, per i protagonisti, autolesionista) legare il proprio destino a quello di una società in odor di fallimento.
Ma quell’odore, evidentemente, ad Appiano Gentile non si sente. Per i tifosi juventini, assatanati per le indagini sui falsi in bilancio della propria squadra del cuore, quello sarebbe un profumo. Solo che non se ne sente proprio la presenza. I fan del corto muso, delle partite giocate male e vinte 1-0 e del lamento greco sulle continue “ingiustizie” subite possono calarsi una Valeriana.
Inter, aggrappati a Simone Inzaghi ma Thiago Motta è pronto!
Inter, ora Simone Inzaghi ci porti lo scudetto. Sennò ci proverà Thiago Motta…
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Il pareggio con il Genoa: non serve un cervello da Nobel per constatare che la squadra guidata da Alberto Gilardino giochi molto bene. A Marassi essa ha occupato egregiamente il campo, ha addomesticato in spazi angusti il regista nerazzurro Calhanoglu e ha goduto delle difficoltà offensive dell’Inter. A meno che non si debba pretendere dall’Inter, anche in assenza di Lautaro, la vittoria sempre e comunque, un pareggio su questo campo ci sta, eccome. Senza il capitano, i nerazzurri hanno messo in cascina, in serie A, una vittoria e un pareggio. L’uscita dalla Coppa Italia contro il Bologna provoca qualche dolore, ma di fronte agli impegni di stagione, pochi di noi sono pronti a stracciarsi le vesti per quest’esito.
Il problema vero è uno solo: come riuscire a trovare un modulo che faccia rendere la squadra anche in assenza di Lautaro. Come riuscire a ruotare i giocatori per poterne cavare nuove energie. Come reggere la pressione della vetta (anche se avere la Juve a due punti è il miglior stimolo a non calare).
E tutti questi quesiti, con le analoghe necessarie soluzioni, vanno recapitati all’indirizzo di uno solo: Simone Inzaghi. L’allenatore piacentino è al redde rationem: deve dimostrare di aver imparato qualcosa in questi tre anni in una big. Dallo scudetto gettato al vento di due stagioni fa a oggi. Perché il popolo che gli ha confezionato un coro ad personam a San Siro ha il Dna milanese: e i milanesi stanno ai fatti. E presentano i conti.
Non andasse come preventivato, l’ombra lunga di un ex carismatico si staglierebbe alle sue spalle. È Thiago Motta.



