È arrivato il momento di dimostrare la forza dell’Inter perché le gare sbagliate con Sassuolo e Bologna potrebbero costare care per lo scudetto nerazzurro…
Lautaro come Perisic. Perisic come Lautaro. Goal e autolesionismo. In mezzo c’è l’anima di un’Inter inzaghiana che non è cambiata di una virgola. Prepariamoci: la nostra squadra continuerà a dire la sua in coppa, e continuerà a vedere gli altri vincere gli scudetti.
Ebbene sì, siamo ancora a Bologna a fine aprile 2022. Due stagioni dopo, siamo ancora a Perisic, che segna un goal nei primi minuti, che sembra indirizzare una partita a un esito scontato di vittoria. E poi, il calo figlio della spocchia, della presunzione di poter ricevere i risultati per grazia ricevuta, perché si è l’Inter che “ha la rosa più completa”, che “è vicecampione d’Europa” (qualcuno dica ai ragazzi che non si alzano coppe per questo non-titolo), che domina i derby e dunque è tutto chiaro, la seconda stella è vicina, e infinite altre banalità da stampa sportiva. Cui però ad Appiano sembrano credere.
Contro il Bologna a San Siro l’Inter ha ripetuto i propri tic e ha messo in scena le sue tare: dopo due gol fenomenali, la squadra guidata dal tecnico piacentino subisce una rimonta che ha del pagliaccesco. Soprattutto a partire dal rigore delirante confezionato da Lautaro (proprio come l’errore di Perisic di due stagioni fa).
Tra l’altro, Lautaro Martinez. È venuto il momento di mettere l’attaccante argentino di fronte alle sue responsabilità (e Inzaghi ha già cominciato a farlo parlando del suo “grave errore”: i quotidiani del giorno dopo invece si sono dilettati nel dargli voti tra il 6,5 e il 7, ormai zerbinati di fronte al luogo comune del Lautaro sempre splendido. Intanto dopo l’erroraccio è scomparso per lunghi tratti della gara): Martinez è un ottimo attaccante, ma per essere un vero campione è obbligato a uno step in più…
Inter, Lautaro Martinez dev’essere un trascinatore se si vuole vincere lo scudetto!
Cara Inter cresci o Bologna sarà ancora fatale per lo scudetto. Basta presunzione…
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Infine la squadra tutta: con la rimonta subita contro il Bologna vengono anche relegate alla voce “sesquipedali sciocchezze” le analisi di Arrigo Sacchi sul “gioco individualista dell’Inter”. L’Inter non ha mai giocato, in questi anni, sui colpi dei singoli. Vince quando tutto ruota alla perfezione a livello di squadra, quando la tensione corre per tutti i suoi giocatori. Non ci sono fenomeni in grado di prendere il destino e ruotarlo nella direzione voluta. Non nelle partite che contano. Il poker di Lautaro con la Salernitana resta encomiabile ma è puro folklore.
Morale: o l’Inter capisce che ogni singola partita va giocata fino alla fine (e qui è Inzaghi a dover fare da psicologo, ma da due anni fallisce nello scopo, dunque Simone si faccia due domande) o si rassegni: alzerà qualche coppetta, inventandosi un ciclo che non esiste, e vedrà qualcun altro vincere gli scudetti, Peggio, la seconda stella.



