Inter-Manchester City è finita come da pronostico, con una sconfitta. Ma perdere con gli aliani ci sta. Bisogna riprovarci e Zhang deve tenersi il giocattolo
Non è andata come speravamo, ma è andata meglio di come molti di noi (chi scrive, innanzitutto) temevano. I fantamilioni degli Emirati Arabi non si sono visti, sul campo. Non hanno umiliato l’Inter, che non è passata attraverso alcuna goleada subita.
Anzi, la squadra nerazzurra ha lottato alla pari con il faraonico Manchester City, e ha perso per una serie di errori propri, non imputabili a forze esterne (come poteva essere, ad esempio, una svista arbitrale: quell’eventualità sarebbe stata dolorosa, dopo un match equilibrato).
Tutto questo per dire che no, la sconfitta di Instanbul non è di quelle urticanti, e i tifosi interisti lo capiranno col passare dei giorni e delle settimane: le Finali si vincono e si perdono, ed esserci trovati lì, dopo aver eliminato una serie di squadre prestigiose (senza contare l’eliminazione del Milan in semifinale, come catartica “vendetta” a vent’anni da quella che vide il Milan passare con due pareggi) e da outsider, è stato bello e onorevole.
Cosa dicono i milanisti e gli juventini?
Gli sfottò lasciano il tempo che trovano: i rivali milanisti, da professionisti storici della Champions, al di là delle battutacce, sanno bene (anche se magari non lo ammetteranno) che quella di Istanbul non è stata una sconfitta per cui noi interisti dovremmo camminare rasente ai muri andando al lavoro domattina. Quanto agli juventini, beh, basterebbe rispondere loro che, nelle dieci finali perse da loro, soprattutto quelle ultime, la Juve arrivava da squadrone titolato per vincere. E ha perso, in modo bruciante. I nostri sfottò, allora, entravano nella carne viva. Questi scagliati da loro, appaiono più il segno di una atavica frustrazione che li attanaglia. A noi interisti devono fare il solletico.
Inter-Manchester City, ora Zhang non smonti il giocattolo
Inter-Manchester City, perdere ci sta. Ma ora Zhang non smonti il giocattolo
LEGGI ANCHE Inter-Manchester City, rinnovo Simone Inzaghi: facciamo passare qualche giorno…
Venendo a noi. Come detto, la sconfitta è stata onorevole. Basta ricordare lo sguardo teso di Pep Guardiola durante tutto il match, ma soprattutto quando, prima del ferale errore sotto porta di Lukaku, il tecnico del City si è sentito battuto a priori e si è accasciato sul terreno, convinto che quella palla fosse inevitabilmente destinata a entrare. Ma non è entrata.
Gli errori sono stati diversi, nel secondo tempo: Lautaro, imperdonabile per egoismo in area avversaria (con un Lukaku molto meglio posizionato al tiro) e, per l’appunto, Lukaku di testa, solo, comodo davanti a una chance che i veri grandi attaccanti internazionali in una finale di Coppa non sbagliano.
Ecco, questi due errori ridimensionano i nostri attaccanti (perché anche Dzeko, fino a quando ha alzato bandiera bianca, si è mosso in campo come un tranquillo signorotto di una certa età, a rendere clamorosamente evidente l’incoerenza della sua carta d’identità calata in una partita di super-vertice), ma devono far comprendere alla società che il giocattolo non va assolutamente smontato. Per favore, non una volta ancora.
Inter, teniamo i grandi giocatori…
Il nostro portiere Onana ha detto che, giocando così, “la prossima Finale non la sbaglieremo”. Ecco, giocatori così carismatici e capaci di reggere le pressioni, servono come il pane in una squadra da sempre esposta ai venti dell’umoralità.
Così come va mantenuto in organico Brozovic, la cui personalità (lo si è visto a Istanbul) è di molto superiore a quella del collega di regia Calhanoglu, nascostosi tra i fili d’erba dell’Ataturk Stadium. Si riparta, infine, dalla cosa principale su cui lavorare: quelle vergognose (quelle sì, non questa finale di Champions) 12 sconfitte in campionato.
Se Inzaghi resterà (come sembra), allenatore dell’Inter che sia chiaro che la priorità è questa. Molto più che pensare a una nuova, improbabile Finale a breve termine.
Gli interisti amano sognare ma, si ricordino i cinesi e il tecnico piacentino, hanno anche un Dna milanese pragmatico. I fatti contano, eccome. Ecco, ora le meritate ferie. E dopo, tutti a laurà.



